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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma

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Comitato Direttivo Aniarti. Conoscere per scegliere: gli infermieri e le sfide dell'etica in uno Stato di diritto. [Editoriale]. Scenario 2009;26(1):3–5. 
Added by: Francesca Verde (15/12/2010, 02:28)   Last edited by: Francesca Verde (15/12/2010, 02:34)
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: ComitatoDirettivoAniarti2009
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Categories: Etica, Infermieristica clinica
Subcategories: Bioetica, Eutanasia, Morte
Creators: Comitato Direttivo Aniarti
Publisher:
Collection: Scenario
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Abstract
(Trascritto dall’articolo).
Una società che accetta l’evoluzione delle conoscenze, della scienza e delle sue applicazioni tecniche sulla vita delle persone, deve riconoscerne anche le conseguenze ultime e, in merito, prendere delle decisioni.
L’attuale contesto socio culturale induce le persone a prendere trattamenti sanitari anche estremi, senza avere piena consapevolezza di tutte le implicanze, non solo positive, che tali trattamenti comportano.
Sul versante medico sanitario, evidentemente, si praticano i trattamenti (richiesti) ma che, forse con troppa leggerezza, non sono bilanciati da un’adeguata informazione e assunzione di responsabilità personali e collettive. Il risultato di queste indeterminatezze è che le persone coinvolte dalle sofferenze che conseguono a questi trattamenti, i soggetti più deboli, diventano loro malgrado le vittime reali di tale stato di cose.
Non è più possibile continuare ad accettare queste situazioni ormai molto diffuse, in cui il corpo diventa prigione e nel quale tuttavia, può permanere una coscienza consapevole di un destino infausto e non migliorabile. Ci sono anche situazioni opposte, in cui non esiste più una mente che guida, con un tempo che passa ridotto a misura del degrado dell’organismo e dell’affievolirsi della speranza per chi gli è accanto. Quella che era una persona non vive più, ma il suo organismo è reso vitale da altri e in modo del tutto artificiale.
Nei casi in cui una persona abbia espresso in vita, chiaramente e nella piena consapevolezza, le proprie volontà di non accettare trattamenti di supporto vitale qualora venisse a trovarsi in condizioni sicuramente senza speranza alcuna, è fuorviante evocare il pericolo dell’eutanasia nel momento in cui si trattasse di prendere la decisione di rispettare la sua volontà. Una cosa è intervenire attivamente sulla richiesta di morte e altro è consentire la cessazione di un processo biologico irreversibile e legato solo allo scorrere del tempo.
È indispensabile fare chiarezza su questo equivoco di fondo, soprattutto perché il servizio sanitario pubblico e universalistico, rappresenta una forte garanzia proprio in questo senso. Una società interessata a proteggere la salute, nella misura in cui si impegna per il benessere e la riduzione delle sofferenze delle persone, allontana il rischio dell’eutanasia.
È nel qui e oggi che siamo chiamati a prendere delle decisioni. Come riferimento non possiamo continuare a guardare al passato, quando la vita si concludeva solo per via naturale, né a un futuro in cui, probabilmente, avremo conoscenze e capacità più approfondite e avanzate. Quel futuro non esiste ancora, mentre le persone nella sofferenza esistono oggi. A queste va data una risposta.
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