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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Davì Maurizio. Strategie di coinvolgimento di utenti e familiari nei reparti psichiatrici a porte aperte. L’esperienza di Trento. Infermiere Oggi 2011;21(1):25–30. 
Added by: Mauro Iossa (13/02/2013, 23:24)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Davi2011
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Categories: Infermieristica clinica, Infermieristica specialistica, Psicologia, Strutture sanitarie
Subcategories: Comunicazione, Infermieristica in psichiatria, Infermieristica in psichiatria
Keywords: , Contenzione
Creators: Davì
Publisher:
Collection: Infermiere Oggi
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Abstract
E' noto che la genesi di gravi disabilità psichica o di disordini dello sviluppo psico-mentale sia di tipo multifattoriale e che gli interventi in ambito psichiatrico debbano quindi essere multidisciplinari e di diverso tipo: riabilitativo, psicoterapeutico, medico-farmacologico, assistenziale ed educativo. In seguito alla legge 180/1978, la concezione di malattia psichiatrica, da inguaribile e puramente clinica, si è evoluta verso una concezione riabilitativa, che valorizza le risorse della persona. Ogni individuo, per modificare stili di vita o affrontare una malattia, deve sviluppare diverse competenze: interpretare positivamente gli eventi della vita; trasformare l’evento doloroso o il disagio in una forma altra, da cui può ripartire realizzando il proprio progetto; costruire attivamente contesti di vita sani.
Nella maggior parte dei Spdc (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), non vi sono strategie di coinvolgimento degli utenti nella cura; il trattamento si basa quasi esclusivamente sull’approccio farmacologico. Quest’ultimo, è efficace negli episodi psicopatologici acuti, ma è poco utile sia per far acquisire maggiore consapevolezza dei problemi connessi con l’insorgenza della crisi e sia per migliorare le capacità di interazione con l’ambiente. Da anni, in alcuni Spdc si sta cercando di superare questi limiti, al fine di promuovere la responsabilità personale in un’ottica di cogestione della malattia anche in fase acuta, secondo la convinzione che nessuno è privo di risorse. Nell’Spdc di Trento si stanno utilizzando pratiche utili a supportare gli utenti verso processi di cambiamento e di sviluppo positivo, ne sono esempi: la terapia cognitivo-comportamentale (basata sul modello stress-vulnerabilità-coping), il progetto “UFE”, basato sui principi dell’ empowerment, l’apertura del servizio, ovvero l’esclusione della limitazione negli spostamenti degli assistiti (porte aperte).
(A cura di Mauro Iossa).
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