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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Facco Simona, Cirio Luigi, Galante Jenny, Dimonte Valerio. La capacità empatica degli infermieri di area medica. Professioni infermieristiche 2014;67(1):31–36. 
Added by: Tania Diottasi (20/02/2015, 10:12)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Facco2014
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Categories: Etica, Infermieristica clinica
Subcategories: Comunicazione, Rapporto infermiere-paziente
Keywords:
Creators: Cirio, Dimonte, Facco, Galante
Publisher:
Collection: Professioni infermieristiche
Views: 13/727
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Abstract
(Trascritto dall'articolo).
Introduzione. Attualmente sono pochi gli studi che indagano la capacità empatica nella popolazione infermieristica.
Obiettivo di questo studio è analizzare la capacità empatica degli infermieri che prestano servizio in area medica in relazione a genere, età, formazione e anzianità di servizio.
Materiali e metodi. Lo studio è di tipo descrittivo-osservazionale, su un campione di 60 infermieri. Lo strumento utilizzato per la valutazione è l’empatia è la scala di valutazione JSPE (versione HP) costituita da 20 item, in qui gli intervistati indicano il loro accordo o disaccordo con una scala Likert a 7 punti. Il range dei valori possibili è da 20 a 140: il punteggio più alto corrisponde a una maggiore capacità empatica. Il questionario ha dimostrato la validità e l’affidabilità della versione italiana del JSPE con un coefficiente alfa di Cronbach di 0,85. Il punteggio Il livello di significatività statistica accettato è pari a P≤0,05.
Risultati. La media della capacità empatica dei professionisti intervistati è risultata di 104/140. Dai dati analizzati, emerge che con l’aumentare degli anni di servizio alla professione si verifica una diminuzione dell’empatia così come il permanere nello stesso reparto una diminuzione empatica. Inoltre è emersa una maggiore empatia degli infermieri della neurologia rispetto alla medicina generale.
Conclusioni. Lo studio evidenzia come i professionisti abbiano la necessità di incrementare la capacità empatica soprattutto col trascorrere degli anni di servizio alla professione. Probabilmente come meccanismo di difesa, il professionista tende a proteggersi dal coinvolgimento emotivo, favorendo le attività di natura più tecnico e gestuale, più tosto che relazionale.
Added by: Tania Diottasi  
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