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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Vargas Cristina. Autodeterminazione: una prospettiva antropologica. La rivista italiana di cure palliative 2022;24(4):200–203. 
Added by: admin (17/04/2024, 16:15)   Last edited by: admin (13/05/2024, 17:20)
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Vargas2022
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Categories: Etica
Subcategories: Carte dei diritti, Codici deontologici
Creators: Vargas
Publisher:
Collection: La rivista italiana di cure palliative
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Abstract
(Trascritto dall'articolo).
Il concetto di autodeterminazione nel fine vita è inteso come il diritto della persona malata di compiere delle scelte autonome, libere e senza coercizioni esterne in ciò che concerne il suo corpo ed il suo percorso di malattie. Nella realtà clinica tale concetto di persona singola che decida in autonomia non trova riscontro tanto è vero che incidono su tale principio le reti di relazioni (sociali, familiari, di cura). La persona, da un punto di vista antropologico, assume un costrutto culturale che circoscrive il significato che ogni società attribuisce all’ essere umano e che cambia da una cultura ad un altra. Attraverso questa nozione i diversi gruppi si sono interrogati sulla condizione umana, sul riconoscimento di appartenenze, status e diritti, in generale sul loro modello di umanità. La persona perciò non è dunque universale e immutabile ma un concetto dinamico che ha dato vita a dibattiti accesi come sui grandi temi dell’aborto e dell’eutanasia. Anche le diverse società hanno dato origine a visioni di persone diversificate: in oriente la persona assume delle caratteristiche olistiche, mentre in occidente assume una visione individualistica; nei popoli indigeni i confini della persona si estendono oltre le relazioni fino a raggiungere l’ambiente e la natura. Le diverse nozioni di persona sono connesse a concezioni diverse delle relazioni familiari. In occidente i confini del sé e quindi la capacità di autodeterminarsi è legata intimamente ai parenti stretti ed è “naturale” considerare la famiglia come parte del proprio essere. Diversamente accade in una visione individualistica di autonomia tipica degli accidentali.Le scelte cliniche non riguardano mai solo il medico e il paziente, ma sono immersi in reti relazionali, in gruppi che hanno particolari dinamiche di funzionamento per cui quando il paziente sceglie non è mai completamente autonomo poiché è sempre in interazione con quelle relazioni (intime e sociali) che permettono la sua stessa autonomia. All’interno di un approccio relazionale può essere utile puntare l’attenzione sul modo in cui la persona entra in relazione col proprio gruppo familiare e sul modo in cui il gruppo si posiziona sul singolo, Un gruppo familiare può essere sostenuto affinchè ascolti, promuova e supporti la libertà di scelta del paziente in modo che lo stesso non rimanga intrappolato nelle sue decisioni, ma di poter cambiare rotta e anche di emanciparsi rispetto alle aspettative sociali che gravano sulle loro spalle e alla posizione della loro famiglia.
  
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