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Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Papa Alessandra. Tecnicizzazione della nascita e vita frozen. La categoria filosofica di natality di Hannah Arendt. Medicina e morale 2012;62(2):209–233. 
Added by: Eleonora Pettenuzzo (28/10/2012, 09:49)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Papa2012
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Categories: Biologia, Etica
Subcategories: Bioetica, Biotecnologie, Biotecnologie sperimentali, Dilemmi etici, Principi etici, Procreazione assistita
Creators: Papa
Publisher:
Collection: Medicina e morale
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Abstract
(Trascritto dall'articolo).
Questo articolo affronta la rappresentazione teorica del venire al mondo all'interno della lunga tradizione filosofica occidentale, anzitutto a partire dal contributo della filosofia ebrea Hannah Aredt, che con il neologismo natality ha avuto il merito di introdurre una nuova categoria di pensiero. La tradizione occidentale ha, infatti, sempre escluso l'evento umano della nascita dalla riflessione filosofica a vantaggio del thanatos e, dunque, dell'abbandono del mondo con l'idea preconcetta che l'ethos passi non già attraverso il nuovo e il generato, ma attraverso il dato in senso deterministico e la distribuzione del bios. La nascita ci colloca a pieno, d'altra parte, nel territorio della cittadinanza e dell'etica politica. Le tecnoscienze, con il loro armamentario strumentale, possono trasformare l'evento della generazione in un processo programmato e modificabile. Il pericolo che si corre con l'introduzione dell'artificiale nell'atto procreativo, dunque, è quello di trasformare la nascita in una procedura, rischiando al tempo stesso di farne una sorta di strumento di igiene sociale, rispondendo a meri criteri bio-chimici di valutazione della vita per realizzare un progetto sociale di umanità superiore. La vita frozen – per usare un termine arendtiano, ovvero una vita impoverita, o comunque una vita fabbricata – come tutte le pratiche eugenetiche che introducono la fabbricazione nella sfera pubblica può, perciò, esporre la politica a un grave fraintendimento, ritenere cioè che lo spazio pubblico (che è poi lo spazio in cui si appare e si nasce) possa essere “governato” ricorrendo alle parole della biologia e al linguaggio della tecnica, ma soprattutto alla sofisticazione delle tecniche per controllare , per esempio, le future generazioni, ma inevitabilmente minacciando le libertà ingenite. In questo senso la riflessione bioetica, aperta dalla prassi della fecondazione in vitro e dalla diagnosi pre-impianto, ci pone di fronte al pericolo di un vuoto etico e alla necessità di elaborazione teorica di un natale tra casualità e programmazione dell'origine.
Added by: Eleonora Pettenuzzo  
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