(Trascritto dall’articolo).
Se, quaranta anni fa, era l’istituzione manicomiale che cancellava la dimensione della persona, spegnendola nella dimensione dell’internato, Wilma Boevink ci indica con chiarezza il rischio che, nel contesto attuale, la dimensione della persona venga subordinata, e talora annullata, in quella del malato. Basaglia aveva intuito che la malattia andava “messa tra parentesi”, se si voleva riportare al centro la persona, i suoi bisogni, i suoi diritti. Oggi, la malattia è uscita prepotentemente dalla parentesi. La diagnosi - che trascende e rende assimilabili tutte le storie individuali - e la terapia impersonale che ne scaturisce, sono un potente motore di disinteresse per l’unicità e la storicità delle singole storie personali, degli specifici contesti familiari, degli specifici contesti culturali entro cui si manifesta la sofferenza mentale.