(Trascritto dall'articolo).
Introduzione: La “Debolezza acquisita in Terapia Intensiva” (Intensive Care Unit Acquired Weakness – ICUAW) è una complicanza frequente che si può manifestare in una percentuale elevata dei pazienti ricoverati in ambito intensivo, caratterizzata da affaticamento e debolezza neuromuscolare, e può persistere anche anni dopo la dimissione. Gli interventi di mobilizzazione precoce sui pazienti critici,anche durante la ventilazione meccanica, hanno mostrato risultati positivi e incoraggianti nella prevenzione della ICUAW.
Obiettivo: Descrivere l’efficacia, la sicurezza e la fattibilità delle attività di mobilizzazione precoce rispetto a quelle standard nella prevenzione della (ICUAW).
Materiali e Metodi: Revisione della letteratura sulle principali banche dati biomediche (Pubmed, Cochrane library, UpToDate, CINAHL - Cumulative Index to Nursing & Allied Health Database), utilizzando diverse modalità di ricerca, in modalità retroattiva di 15 anni. La strategia di ricerca è stata eseguita combinando le keywords “ICUAW”, “Early Mobilization”, “Adult”, “Intensive Care Unit”, “Critical Illness”, definendo criteri di inclusione ed esclusione degli studi.
Risultati: Dalla ricerca iniziale sono emersi inizialmente 237 studi; dopo l’eliminazione dei duplicati, aver applicato i filtri di ricerca e a seguito della lettura di titolo, abstract e full text sono stati considerati complessivamente 16 studi: 5 revisioni sistematiche, 4 studi randomizzati controllati, 6 revisioni e 1 trial clinico.
Conclusioni: La mobilizzazione precoce in terapia intensiva è risultata una pratica sicura e fattibile e il numero di eventi avversi è estremamente limitato; inoltre ha aumentato le capacità funzionali dei pazienti, sia durante la degenza che alla dimissione, che sono stati in grado di svolgere attività come sedersi ai piedi del letto, spostarsi su una poltrona fino a deambulare in maggiore percentuale. I risultati relativi alla durata della degenza in terapia intensiva e la forza muscolare sono stati contrastanti. Sarebbero necessari ulteriori studi, con criteri uniformi di valutazione degli outcome, per potere approfondire l’efficacia di questi interventi.