(Trascritto dall’articolo) . Il settore socio-sanitario ed il suo contiguo socio-assistenziale rappresentano una delle risposte all’ampio e variegato bisogno di assistenza sociale nel nostro Paese. La caratteristica che accomuna le prestazioni socio-sanitarie è, come suggerisce il nome, l’unione – anche complementare – di attività aventi caratteristiche di supporto e di protezione sociale con altre a valenza soprattutto sanitaria (LUISS, 2008). L’assistenza sociale prestata ai cittadini (ovvero, ambito socio-assistenziale) si concentra sui servizi volti al mantenimento/recupero del benessere psicofisico, evitando i rischi di isolamento e di emarginazione fino a supplire alle carenze di autonomia dell’utente nelle sue funzioni personali essenziali, – nonché economiche – e.g. assistenza a casa, mensa (Camera dei Deputati, 2022). Questi servizi rientrano per lo più nelle sfere di diretta competenza della Pubblica Amministrazione e quindi, in linea con quanto accade da anni anche in altri Paesi europei, si verifica sempre più di frequente il ricorso alla esternalizzazione o outsourcing, come si è verificato in anni recenti in Lombardia in specifici sottoservizi delle residenze sanitarie (Cifalinò, Langella & Mariani, 2019). Tali processi di esternalizzazione implicano il rispetto delle complesse norme nazionali in materia di appalti pubblici per forniture di beni e servizi, a volte anche di lavori (opere), che, a loro volta, recepiscono le direttive europee finalizzate ad omogeneizzare la materia all’interno degli Stati membri della Commissione Europea (CE), con particolare riferimento ai regolamenti CE che hanno portato alla nascita dei Codici dei Contratti Pubblici nel nostro Paese (nel caso in esame, d.lgs. 163/2006 e d.lgs. 50/2016 e s.m.i., oggi modificati dal d.lgs. 36/2023)
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