(Trascritto dall’articolo).
 Il presente contributo prende in esame tre diverse sentenze (sentenza del Tribunale di Genova n. 2480 del 16 novembre 2021; sentenza del Tribunale di Ravenna n. 1376 del 31 luglio 2019; sentenza del Tribunale di Bologna n. 1197 dell’8 marzo 2018) che, in continuità tra loro e con approccio analitico, affrontano la delicata tematica della responsabilità medica in capo alla struttura sanitaria, evidenziando principi rilevanti sia sull’accertamento della causalità sia sul relativo onere probatorio. La peculiarità di tali pronunce, e l’interesse ad esse connesso, è ravvisabile nella volontà da parte dei giudici di prime cure di riaffermare la centralità dei principi causalistici in materia di responsabilità contrattuale e di individuare, nella verifica del nesso eziologico tra condotta colposa ed evento infausto, l’elemento costitutivo del diritto al risarcimento del danno. Detti principi assumono particolare rilevanza pratica, non solo nell’ambito della responsabilità medica, ma anche e soprattutto in presenza di quella tipica responsabilità legata all’insorgere di infezioni c.d. nosocomiali, denominate anche ICA (acronimo che sta per Infezioni Correlate all’Assistenza). Tali processi infettivi individuano complicazioni mediche che si manifestano in una percentuale particolarmente significativa di casi e, inevitabilmente, fondano innumerevoli giudizi di malasanità, essendo massimamente suscettibili di richiesta di risarcimento danni. Per tale ragione, della loro definizione, si è occupata non solo la letteratura scientifica, ma anche la giurisprudenza costante, stante il loro indiscusso rilievo pratico e giuridico. In particolare, si è affermato che: “Il termine infezione ospedaliera o nosocomiale comprende varie entità nosocologiche e segnatamente infezioni insorte nel corso di un ricovero ospedaliero, non manifeste clinicamente né in incubazione al momento dell’ingresso e che si rendono evidenti 48 ore o più dal ricovero e le infezioni successive alla dimissione, ma causalmente riferibili, per tempo di incubazione, agente eziologico e modalità di trasmissione, al ricovero medesimo” (Corte d’Appello di Catanzaro, sentenza n. 1446/20).