INTRODUZIONE

Nel periodo 2003-2008, 31 Registri dei tumori in età pediatrica hanno identificato 4.473 nuovi casi di tumore maligno, 2.855 nei bambini e 1.618 negli adolescenti. L’incidenza di tumore maligno pediatrico nel 2003-2008 è risultata, complessivamente, di 164 nuovi casi all’anno per milione di bambini fino a 14 anni, e 269 in età 15-19 anni. Le differenze tra aree geografiche sono modeste. Nella patologia tumorale, i bambini vengono sottoposti a livelli elevati di stress (dalla diagnosi al follow up) con lunghi periodi di ospedalizzazione, trattamenti invasivi, cambiamenti nell’immagine corporea, ma anche, spesso, nelle relazioni sociali e nei contesti di vita. Purtroppo, sono chiamati ad adattarsi alla condizione di malattia, ricorrendo a quelle che vengono definite strategie di coping che facilitino la compliance del paziente. In età pediatrica, le strategie variano a seconda dell’età e delle risorse emotive e cognitive e della capacità di aiuto e di sostegno che il bambino riceve dai genitori e dall’équipe multidisciplinare.

MATERIALI E METODI

Uno studio osservazionale è stato condotto a bordo di Nave Italia, il brigantino a vela che la Fondazione Tender to Nave Italia Onlus dedica al recupero delle persone affette da disagio fisico o psichico, dal 24 al 28 luglio 2018, coinvolgendo 15 ragazzi del reparto di Oncoematologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, aderenti al progetto “A Gonfie Vele contro il cancro” e sei operatori a bordo tra cui medici, infermieri e volontari. I dati sono stati raccolti attraverso la somministrazione di due questionari anonimi ed elaborati ad hoc.

RISULTATI

Il progetto Nave Italia di sail training, per i bambini malati di cancro, è stato di grande impatto emotivo ed esperienziale, favorendo la relazione di ogni bambino con gli altri, oltre che la narrazione di sé.

CONCLUSIONI

Le strategie descritte nel progetto possono essere utili ed efficaci nella risposta di ognuno alla malattia e alla cura, all’adattamento alle attività quotidiane e alla relazione con i pari. L’utilizzo di queste esperienze dovrebbe essere incentivato come intervento nel percorso assistenziale, soprattutto in chi mostra una non completa compliance alle cure.