Indice della
Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma

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Manzoni E. L’immagine percepita dell’infermiere. AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria 2023;35(3):228–229. 
Added by: Manuela Peluso (11/02/2024, 10:57)   
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Manzoni2023
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Categories: Metodologia della ricerca, Storia
Subcategories: Progetti di ricerca, Storia dell'infermieristica
Creators: Manzoni
Publisher:
Collection: AICO. Organo ufficiale dell'associazione italiana infermieri di camera operatoria
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Abstract

(Trascritto dall’articolo).
Introduzione
Come è cambiata la comunicazione delle professioni infermieristiche nel tempo? Tanti gli stereotipi del passato: dai tempi di Florence Nightingale (che interviene per migliorare la qualificazione e la pessima reputazione sui costumi delle donne che prestavano assistenza) fino alle commedie italiane degli anni ’70, è stata sempre posta a fattor comune la condizione, spesso ipotetica, della matrice sessuale. Quasi come beffardo contraltare, l’immaginario collettivo veniva alimentato parallelamente da immagini stereotipate, senza alcuna dimensione professionale, men che mai accademica. Nel 2015, si era ancora alle prese con … l’infermiera Mimma, personaggio ricorrente della trasmissione televisiva “Quelli che il calcio”. La grande attrice e caratterista Lucia Odone, al tempo agli esordi, presentava un modello di infermiera svogliata e volgare, in realtà lontana anni luce da una professione che era entrata a pieno titolo tra quelle intellettuali e si apprestava ad
avere un proprio Ordine, proprio come i medici, i farmacisti e gli psicologi. Il tempo della pandemia ha infine fatto conoscere molto bene a tutti, obtorto collo, i valori e i saperi dei professionisti infermiere, ma parallelamente ha preso forma (e sostanza) la retorica dell’infermiere angelo/eroe/soldato. Quella strada lessicale imboccata nei primi mesi del 2020 ha finito per condizionare, con risvolti impensati, la percezione generale dei professionisti sanitari, di cui ogni giorno ci occupiamo. Basta scomodare Wikipedia per leggere che un eroe è “un essere semidivino, al quale si attribuiscono imprese prodigiose e meriti eccezionali”, “ un personaggio eroico con una missione disinteressata e a favore della società, possiede superpoteri , tecnologia molto avanzata, abilità mistiche o doti fisiche e/o mentali molto sviluppate”. È Immediatamente chiaro a chiunque che non sono queste le definizioni adatte ai nostri professionisti sanitari, alle prese con questo e altri virus, insidiosissimi e “villain” che siano. Anzi, caricare eccessivamente una professione accademica di proprietà mistiche, salvifiche, missionarie, può portare molto fuori strada. I supereroi hanno superpoteri, sono immortali, non soffrono … non sono “come noi”. Perché quindi aiutarli, compatirli, sostenerli?
Materiali e Metodi
In una recente ricerca su studenti universitari di facoltà non sanitarie la professione infermieristica viene vista come “collaborativa con altre figure professionali” (20,57%), “di responsabilità nei confronti del paziente” (18,07%), “utile”(15,38%) e “relazionale” (12,88%). Una minoranza (4,65%) ritiene che sia una professione “scarsamente autonoma” e con “scarso riconoscimento sociale”. Meno incoraggiante risulta il fatto che pochi la considerano una professione “educativa” (4,11%) e “attenta alla persona nella sua globalità” (8,41%). L’immagine attiene alla identità. L’identità muove dal luogo e spazio consolidato verso il problema o meglio – per dirla epistemologica – sull’oggetto di studio della disciplina. Il sistema sanitario futuro si dovrà centrare sulla persona e sul suo problema/bisogno, seguendolo in un percorso indipendente dai contenitori che attraversa. Solo nel momento in cui realizziamo la relazione curante, non prima non dopo, solo nell’incontro unico e irripetibile tra curante e curato la nostra conoscenza, il nostro di desiderio di essere appieno uomini e donne, la nostra esperienza professionale, si realizzano. L’altro, la persona che accogliamo, è per sua natura velato. Come noi stessi nell’approcciarlo siamo velati. La relazione professionale bi-direzionale s-vela entrambi e ri-vela entrambi. Si badi al termine “l’altro”. Esso identifica, sia l’operatore che l’assistito.
Conclusioni
L’immagine dell’infermiere è un sunto tra l’identità vissuta dal medesimo, la percezione individuale del cittadino molto legata alla sua esperienza nonché il contesto sociale che vede la professione di cura in genere come un ambito non appetibile alla maggioranza.


Added by: Manuela Peluso  Last edited by: Manuela Peluso
Notes

Fascicolo contenente gli atti del Congresso Nazionale A.I.C.O. 2023 in forma di abstract.
2a Sessione: Opportunity l’importanza della figura infermieristica nel percorso assistenziale.


  
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