In questo momento di crisi del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e della ricerca di nuovi paradigmi, anche la carenza di personale infermieristico rimane una problematica da fronteggiare. L’idea sbagliata di prevedere un aumento economico, tra l’altro giustissimo, per sopperire alla suddetta necessità non risolverebbe il problema. La causa della carenza va ricercata piuttosto nelle condizioni di esercizio della professione e le soluzioni paventate più che una terapia curativa, sono orientate ai sintomi non risolvendo così i problemi. La soluzione più volte ripetuta è rappresentata da una riforma dei corsi di laurea con la possibilità di specializzazione clinica che attualmente esiste nei fatti, ma non viene riconosciuta tramite appositi nomenclatori e tariffari spiegando in tal modo anche la perdita di ‘appeal’ della professione.  La grave carenza di personale inserita in questo panorama di profonda incertezza del SSN dove, secondo studi scientifici, l’importanza fondamentale è la gestione proattiva della cronicità anziché continuarla a vedere   unicamente come un problema da tamponare piuttosto che una risorsa da affidare a professionisti responsabili. E proprio in questo sistema attuale dove vige una sorta di ‘deresponsabilizzazione’, dove il paziente viene dimenticato una volta uscito dall’ospedale, la figura infermieristica potrebbe assumere un ruolo portante nella gestione e presa in carico del paziente cronico e fragile riconoscendogli tra l’altro anche una capacità prescrittiva in ambito territoriale. Ciò significherebbe un cambio di paradigma di ampio respiro che si potrebbe attuare solo tramite scelte coraggiose, ciò che attualmente manca.
(A cura di Mario Valletta).