I neonati in particolare i prematuri hanno una predisposizione naturale a sviluppare complicanze cutanee date dall’immaturità anatomica e funzionale dell’apparato tegumentario. Durante il ricovero nelle Terapia Intensiva Neonatale (TIN) quest’ultimi vengono sottoposti a procedure invasive, in particolare l’inserimento dei cateteri venosi centrali (CVC) per via ombelicale costituisce una delle procedure più frequenti utili a garantire la stabilità clinica e un accesso per la somministrazione di farmaci e liquidi per via endovenosa. Una corretta ed efficace antisepsi cutanea prima del posizionamento del CVC riduce il rischio di complicanze infettive ed ha un impatto diretto in termini di mortalità e morbilità. Da un punto di vista degli indicatori clinici in termini di batteriemie associate a cateterismo venoso vengono considerate le CLABSI (Catheter-Associated Bloodstream Infection) e le CRBSI (Catheter-Related Bloodstream Infection). La scelta dell’antisettico più appropriato rappresenta la componente cruciale sia per la sua attività biocida, sia per la sicurezza, tollerabilità e vulnerabilità dei piccoli pazienti. Tra gli antisettici ad ampio spettro quelli più largamente usati sono quelli a base di iodiopovidone (IP), di clorexina gluconata (CHG), ma lo IP può essere assorbito per via transcutanea e generare tossicità a livello tiroideo, mentre la clorexina , seppur largamente utilizzata in varie procedure nelle TIN, da studi può determinare delle ustioni chimiche. Alla luce di questi aspetti è stata condotta una revisione sistematica (Helmi et al. 2023) nella quale sono state messe in relazione le principali soluzioni antisettiche utilizzate sui prematuri nella prevenzione delle CRBSI e altri esiti correlati nei neonati con CVC; in particolare le soluzioni con IP, e le soluzioni con clorexina gluconata sia su base alcoolica (CHG-IPA) che acquosa. L’esito dello studio non è stato del tutto chiarificatore in quanto la differenza circa un utilizzo e l’altro tra e soluzioni, in particolare quelle con la clorexina, hanno dato origine a differenze minime. Sarà necessario approfondire la numerosità dei campioni, e avere dei campioni più eterogenei che consentano in tal modo di avere delle indicazioni utili nella pratica clinica.

(A cura di Mario Valletta).