(trascritto dall'articolo).

Almeno l’80% dei pazienti con il morbo di Parkinson presenta anomalie della voce associate alla malattia (Sapir et al., 2008), compresi i disordini della funzione laringea, respiratoria e articolatoria; ma solo una minima parte riesce a ricevere una diagnosi precoce e un trattamento logopedico. Il crescente numero di soggetti che annualmente si ammala di PD provoca a lungo andare non solo disabilità al soggetto ma anche notevoli spese mediche dirette e indirette all’intera società. Infatti la malattia costringe questi soggetti a rinunciare a varie attività e li avvia ad un pensionamento anticipato. È molto importante quindi, incentivare metodi che favoriscono la diagnosi precoce, rallentando la progressione della malattia e la degenerazione dei sistemi coinvolti nel linguaggio, garantendo al soggetto il mantenimento di una qualità di vita piena e produttiva, pur vivendo una malattia cronica. Stewart et al. (1995) e Rusza et al. (2011) hanno dimostrato che le alterazioni della voce si sviluppano molto tempo prima delle manifestazioni della malattia e dei deficit di intellegibilità, ma sono troppo sottili da essere rilevate a causa di meccanismi compensatori. Il presente studio ha lo scopo di riesaminare con occhio critico la letteratura inerente ai disturbi vocali e attraverso l’analisi delle voci dei pazienti con PD, dimostrare l’ipotesi che le analisi acustiche e fono-logopediche possono essere uno strumento utile nell’identificare le alterazioni dei parametri vocali presenti ma non ancora manifesti nel parlato; questo potrebbe essere alla base di una diagnosi precoce, cosi da prevenire le ripercussioni lente e progressive sulla voce. Inoltre lo studio si propone di valutare le differenze dei parametri vocali in relazione al sesso, grado di patologia e terapia