(trascritto dall’articolo)

Secondo la giurisprudenza di legittimità, quand’anche sussistano i presupposti di legge per dichiarare estinto per prescrizione il reato di omicidio colposo, la Suprema Corte, in base al disposto dell’art. 578 c.p., è tenuta a verificare l’esistenza del fatto-reato contestato agli imputati, sia pure al solo fine di confermare o revocare le statuizioni civili di condanna emesse dai giudici di merito. Nel caso di specie, i giudici di merito, con motivazione adeguata, hanno descritto in modo chiaro i profili di colpa addebitabili ai ricorrenti, individuando giustamente la regola cautelare violata dagli imputati nella disposizione secondo cui “si devono comunque garantire i requisiti di sicurezza e protezione dalle cadute verso l’esterno”, garanzia che richiede, in concreto, l’apposizione di inferriate alle finestre; tale misura avrebbe impedito l’evento pregiudizievole, prodottosi bensì per il comportamento della donna ricoverata, ma non imprevedibile alla luce delle patologie da cui la stessa era affetta già al momento della accettazione nella struttura, allorché il neurologo aveva sottolineato la spiccata agitazione della paziente, il che avrebbe dovuto suggerire, in particolare al direttore sanitario, l’applicazione di spondine al letto e il contenimento in poltrona, nonché il corretto esercizio dei suoi poteri, che gli consentono di rifiutare il ricovero qualora le condizioni di salute di un paziente non siano compatibili con la sistemazione disponibile