Indice della
Letteratura Italiana di Scienze Infermieristiche

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Progetto realizzato e curato dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Roma

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Bobbo Natascia, Rigoni Paola, Tassoni Serena, Conte Pierfranco. La qualità di vita professionale tra gli specializzandi in oncologia dell’Università di Padova. Dai risultati di una indagine esplorativa realizzata all’Istituto Oncologico Veneto ad un pensiero formativo mediato dalla narrazione per riscoprire il senso dell’essere medici in oncologia. Tutor 2018;18(3):71–72. 
Added by: admin (17/05/2024, 14:42)   Last edited by: admin (03/07/2024, 09:33)
Resource type: Journal Article
BibTeX citation key: Bobbo2018
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Categories: Gruppi occupazionali, Management, Medicina
Subcategories: Benessere organizzativo, Medici, Medicina
Keywords: Oncologia
Creators: Bobbo, Conte, Rigoni, Tassoni
Publisher:
Collection: Tutor
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Abstract
(Trascritto dall’articolo).
Obiettivo: la qualità della vita professionale (Fingley, 1995) dei medici operanti in ambito oncologico dipende anche dal possesso di alcune competenze di metacognizione necessarie per rielaborare le esperienze di sofferenza e morte cui sono continuamente esposti. Lo scopo della ricerca quali-quantitativa realizzata presso lo IOV (Istituto Oncologico Veneto) era di rilevare il benessere percepito nello svolgimento del loro lavoro da parte degli specializzandi in oncologia medica, con attenzione alla qualità e quantità delle strategie psico-cognitive di selfcare in loro possesso. Metodo: a partire da un paradigma di ricerca qualitativo ermeneutico (Ricoeur, 1983), è stata realizzata una indagine esplorativa mediante l’utilizzo di un protocollo di intervista semi-strutturato. Per una maggiore validità dell’indagine, è stata affiancata all’intervista la somministrazione il un test validato, il ProQol 5 (Stamm, 2010), che misura il benessere percepito nello svolgimento del lavoro di cura (Compassion Satisfaction) e i livelli di esposizione ad alcuni disturbi vicari. (Compassion Fatigue e Burnout). I dati raccolti, sia di natura quantitativa che qualitativa, sono stati sottoposti ad analisi tramite software dedicati.Risultati: sono stati coinvolti 20 medici, di tutti e 5 gli anni di specializzazione. Il campione era costituito da 6 maschi e 14 femmine, età media 29 anni. Dall’analisi qualitativa delle interviste, è emersa una focalizzazione sul tema della morte del paziente come elemento atteso ma comunque critico e destabilizzante, forse per la mancanza di competenze relative ai processi di adattamento alla malattia e alla morte del paziente e loro gestione. Si evidenzia una qualità di vita professionale minata da protocolli di azione stabiliti secondo routine che non lasciano spazio al gesto umano e alla riflessione, in uno stillicidio continuo che conduce alla perdita del significato della morte e dell’essere medici. Il calo della motivazione rispetto ad una scelta professionale di solidarietà è accompagnata dalla sensazione che non coinvolgersi nella compassione possa divenire strategia di tutela adottabile. L’analisi statistica dei risultati del test validato conferma i dati qualitativi: la maggior parte degli specializzandi coinvolti risulta a rischio di burnout e ha punteggi bassi nella soddisfazione correlata al piacere di aiutare gli altri. Conclusioni: i risultati dello studio appaiono coerenti ai dati di letteratura (Cheli, 2017). Un investimento metacognitivo limitato dai ritmi di lavoro, le esigue strategie di tutela costruttive possedute e l’assenza di conoscenze relative ai processi di adattamento del paziente alla malattia, appaiono come punti di aggancio per un pensiero formativo inteso come spazio esperienziale e narrativo (Charon, 2001) di condivisione, per accompagnarli con lentezza a trovare un nuovo equilibrio tra il sé e l’altro. In una relazione terapeutica che diviene così alleanza umana di cura.
  
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